Evento|Danza

10/12/2016

Esibizione nell'ambito dell'iniziativa Musei in Musica 2016
Diretta su Twitter e Instagram con #MUSica16

17/11/2016

Una danzatrice è sospesa a mezz’aria. I suoi movimenti riverberano nello spazio spostando linee, griglie tridimensionali e masse di particelle perse nell’oscurità. O forse sono proprio queste particelle ad adattarsi al corpo della danzatrice, a seguire le forme della sua carne, a sostenere le traiettorie delle sue braccia e delle sue gambe, probabile reazione all’ambiente musicale elettronico che ora l’accoglie sulla scena.

16/09/2016

Sala 1
Un paesaggio di pura serenità discorsiva, attraversato dalle posture di corpi messi davanti ad un microfono, corpi nell’attimo della presa di parola, nel momento dell’attacco del movimento. L’accesso all’incontro come discorso. E canto. Tutto ciò che è nello spazio è intersecato e sovrapposto, detto ed esposto. I luoghi sono creati dalla relazione e dall’abbondanza, da un senso di arrotondamento della conversazione che sembra riferirsi stranamente alla curvatura della terra. Abitiamo su un globo, ma non dentro di esso. E’ necessario spostarsi in continuazione e prendere parola ovunque.

13/09/2016

Sala 2
Giuseppe è un non vedente che da alcuni anni si prepara alla danza. Con Giuseppe/Pinocchio ci addentriamo nei particolari, tra intimità e inquietudine. Essere legno/dentro al legno. Pinocchio genera il desiderio di dar vita ad un infinito di dettagli, scoperte, aperture, radure. 
Giuseppe/Pinocchio ci consegna una collezione inedita sulla luce, individuandola nell’ascolto, nel gesto del silenzio. Questo Pinocchio leggermente diverso si avvicina al silenzio, corre adiacente a certi corpi come si possono vedere nelle albe di Piero della Francesca, che emergono nei colori della luce del Tiepolo, nell’incarnato del Bellini. Giuseppe/Pinocchio alla fine ha piantato il suo bosco sacro, lasciandoci al bosco e donandoci uno spazio che è recinto di resistenza e non luogo del consumo. 

11/09/2016

Sala 1
Waterfalls è un trittico, i cui singoli pezzi compongono una tessitura capace di far emergere la creazione di un nuovo e unico spettacolo. Hood, The inconsolable polymath e Un ricamo fatto sul nulla si succedono con una cadenza fulminea e scarna, ripercorrendo la storia artistica di Favale, partendo da una performance del 2010, fino ad un assolo ancora inedito. In Waterfalls sono raccolte danze astratte, vertiginosamente formate sulla dinamica pura dei corpi, e in questo movimento ogni parte si riconosce con l’altra, si ritrova. Eppure sono anche tre diramazioni e derive, tre esiti artistici che non potrebbero essere più diversi. Tre ramificazioni della cascata di uno stesso fiume. 

11/09/2016

Galleria
Nella sua nuova performance, 3600, una coreografia per quattro danzatori, Radouan Mriziga si approccia alla danza da una prospettiva architettonica, facendo dei corpi lo strumento centrale della performance. 3600 è un’indagine per una coreografia strutturata su linee e geometrie trasparenti. Una costruzione in cui il movimento e il racconto si deducono dall’atto del costruire visivamente un oggetto.
 3600 secondi di nessuna separazione tra il corpo, lo spirito e l’intelletto. Uno spazio dove i danzatori e i performer diventano artigiani e architetti. Ispirato all’architettura moderna e all’arte islamica, dove gli oggetti sono un perfetto incontro tra estetica e funzione, dove l’arte è precisione matematica, piacere estetico e simbolico.

10/09/2016

Studio 2
Everything is ok è un esperimento sulla stanchezza del guardare. Da  una  parte il  performer ritrasmette una catena ininterrotta di movimenti, segni, posture e dinamiche provenienti dal vasto territorio dell’intrattenimento. Una danza articolata ed efficiente, mossa da un corpo fragile, delicato. Dall’altra parte il pubblico, bombardato d’immagini, testa il proprio limite di sazietà, il momento della resa in cui lo sguardo si stancherà di guardare. In questa dialettica di tensioni s’innesta la possibilità di un paesaggio, di un’espansione lenta dello sguardo, pronto ad accogliere ciò che finora è stato invisibile: le genti, gli animali, i pianeti, le storie; fossili che lasciano un ultimo compito a questo gruppo di occhi: cosa ci resta ancora da guardare?

09/09/2016

Studio 1
A Erwan Keravec e Mickaël Phelippeau piace lavorare ed interagire con le loro identità, per trasformarle. Il punto di partenza potrebbe essere quello della scoperta di un arto fantasma. E poi le cornamuse che diventano uno strumento di ossessione, di un suono infinito. Allo stesso modo, il corpo del danzatore, attraverso un vocabolario tradizionale, va alla ricerca di un ricordo lontano.

09/09/2016

Sala 2
In Hu(r)mano si danza in un’atmosfera parallela a quella reale, ma non così lontano da qui. Il movimento urbano riacquista senso nella collettività, mentre gli uomini ritrovano la loro vitalità vivendo la città in mezzo al traffico del movimento collettivo. Quattro corpi alla costante ricerca del senso della danza, in un dialogo contemporaneo in cui dare voce ad una ricerca condivisa, e inesauribile. Gli umani mossi dall’ imminente pressione delle proprie azioni diventano trans-umani. Eppure non si esaurisce la tensione a tenere insieme stati d’animo molteplici, rilanciare un discorso attraverso la danza: discorsi e stati d’animo che sono in fondo le caratteristiche dell’umano.

11/06/2016

Performance di Riccardo Vannuccini ed Eva Grieco promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzata da ArteStudio in collaborazione con il MiBACT. Racconta da una parte i rifugiati, il viaggio, le paure e le speranze delle persone fuggite dal proprio paese rischiando la vita per salvare la vita e, dall’altra, come l’ARTE possa essere il primo gesto di dialogo fra gli abitanti della Terra.

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