L'Opera del mese - maggio 2023

Carlo Levi
(Torino 1902 - Roma 1975)
Carrubo, 1959
Olio su tela, cm 65 x 81,5
Inv. AM 1810

Carlo Levi, Carrubo, 1959

Un fronzuto carrubo dal tronco azzurrato, in primo piano, introduce a un paesaggio popolato di piante e arbusti vari, con piccoli alberi in lontananza; i colori espressionisti e la pennellata vorticosa e fluttuante - tipici della pittura di Levi - conferiscono alla veduta un dinamismo vibrante di riflessi cromatici e luminosi.

Il carrubo è un soggetto molto amato da Carlo Levi: «ho passato tante ore, per anni, a dipingere i carrubi, che li conosco non meno forse di quanto li conosca il contadino». Albero tenace e resistente, capace di crescere anche in terreni scoscesi e ambienti estremi, il carrubo diventa simbolo della resistenza umana contro le avversità della Storia; longevo e resiliente, è presente nel Giardino dei Giusti delle Nazioni a Gerusalemme, simbolo della memoria del popolo ebraico.

Vari esemplari di carrubo erano presenti presso l’abitazione di Levi ad Alassio; altri ne aveva visti a Scicli, nel ragusano, dove si era recato nel 1959 invitato dalla sezione locale del PCI. L’artista li ritrasse più volte, mettendone in luce l’aspetto antropomorfo e le suggestioni metamorfiche, anzi ricercando nel tronco contorto quei “nodi espressivi” che suggerissero analogie col corpo umano. Di ogni arbusto vengono messe in evidenza la specificità della forma e del colore e la peculiare “identità”: carrubo donna, carrubo mostro, carrubo gigante, carrubo barbaro, carrubo Narciso, carrubo morto sul sentiero, solo per citare qualche titolo. Il carrubo perciò diventa metafora dell’uomo stesso. Per conferire spessore e robustezza al colore, l’artista talvolta vi aggiunge sabbia o altro materiale inerte.

Pittore e scrittore, Levi militò nel movimento antifascista e visse l'amara esperienza del confino, in seguito raccontata nel celebre romanzo Cristo si è fermato a Eboli (1945). Gli esordi pittorici sono databili alla metà degli anni Venti, nell'ambito di Casorati; i successivi soggiorni parigini precisarono i riferimenti al postimpressionismo francese e a Matisse, orientamento confermato dall'adesione al Gruppo dei Sei di Torino. Dagli anni Trenta in poi paesaggio e ritratto giungono a piena maturità.

Il dipinto è stato acquistato nel 1960 in occasione della VIII Quadriennale di Roma. Esposto anceh all'interno della mostra "Pasolini pittore", nella sezione dedicata a “Il Novecento di Pasolini".

 

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