L'Opera del mese - giugno 2022

Mario Tozzi
(Fossombrone, PU, 1895 - Saint Jean du Gard, 1979)
In riva al mare, 1935
olio su compensato, cm 65,5x46,5
inv. AM 1093

Mario Tozzi - In riva al mare, 1935

Il dipinto In riva al mare è un esempio significativo della poetica matura di Mario Tozzi, interessato ai temi della natura morta e del nudo ricondotti alla perfezione di forme archetipiche, universali e senza tempo: in una composizione dal taglio cinematografico, gli oggetti in primo piano  ̶  due conchiglie, un ventaglio rosa e una bottiglia di vetro che poggia in diagonale su un bicchiere vuoto  ̶  introducono al "campo lungo" in cui tre bagnanti nudi (un uomo e due donne) sono colti in vari atteggiamenti sulla riva sabbiosa del mare.

Il tema classico e mediterraneo delle bagnanti  ̶  che dal Rinascimento arriva ai grandi pittori moderni come Cézanne, Picasso e Matisse (da La joie de vivre di quest'ultimo deriva, citata alla lettera ma in controparte, la figura sdraiata)  ̶  viene rivisitato da Tozzi alla luce della sua peculiare ricezione della tradizione italiana e della pittura contemporanea francese e di un classicismo che vira sensibilmente verso la rappresentazione simbolica e idealizzata: «Una donna che si pietrifica - scrive l'artista - è in fondo un essere che sfugge alla vita, sfugge pure in un certo senso alla morte: essa è là, eterna come una montagna. Le mie figure muliebri penso siano un po' tutte […] di una plastica così accurata da far pensare talora a delle sculture e, più che vive, a delle creature minerali, opera dello scalpello più che del pennello. Mi piacciono serene e lontane dal dramma che dalla nascita è in noi, vorrei che ci ricordassero che esiste questo geometrico, ordinato e sereno mondo ideale». Quello di Tozzi è perciò un mondo sottratto al caos a alla corruzione del tempo, che si traduce, dal punto di vista formale, in stesure ferme e cristalline, in una luce gessosa e in un colore asciutto, quasi da affresco.

Tozzi, dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Bologna, si trasferisce a Parigi nel 1919, partecipando più volte al Salon d'Automne e al Salon des Indépendents. Nel 1926 viene incluso da Margherita Sarfatti nella Prima Mostra del Novecento e costituisce il "Groupe des Sept" (conosciuti anche come “Les Italiens de Paris") con Campigli, De Pisis, Paresce, De Chirico, Savinio e Severini. Dall'inizio degli anni Trenta  ̶  e in particolare a partire da Oggetti dinanzi al mare del 1931 e Le bagnanti in riva al mare del 1932  ̶  i temi dell'acqua e delle bagnanti diventano ricorrenti, mentre il modellato pittorico diviene sempre più limpido e compatto, le atmosfere si fanno sospese e immobili e gli oggetti quotidiani assumono il valore di amuleti inquietanti, che non a caso hanno fatto parlare di "seconda metafisica" (Valsecchi).

Perfettamente ascrivibile a questa fase della sua produzione, In riva al mare viene esposto alla II Quadriennale del 1935 insieme ad altre sei opere coeve (Natura morta, Il Villaggio dei nudisti, Pausa nell'atelier, Il dopolavoro, Frutta in riva al mare, L'autunno) e contestualmente acquistato dal Governatorato di Roma per le collezioni civiche.

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