L'Opera del mese - aprile 2023

Primo Conti
(Firenze 1900 – Fiesole 1988)
Siao Tai Tai / La Cinese, 1924
Olio su tela, cm 100 x 69
Inv. AM 26

Primo Conti - Siao Tai Tai / La Cinese (particolare)

Il toscano Primo Conti è protagonista della rubrica #operadelmese di aprile con il suo dipinto Siao Tai Tai / La Cinese, olio su tela del 1924.

Dal fondo scuro della composizione emerge una figura femminile seduta, dai tratti somatici orientali, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. Indossa un prezioso copricapo, elegantemente decorato come la veste di foggia esotica. Tra le mani poggiate in grembo tiene un ventaglio aperto. Il dipinto ritrae Liung Juk, governante cinese della signora Harry Quien, con cui l'artista ebbe un’intensa relazione d’amore. La stessa donna è rappresentata anche in altre due opere: Liung Juk (Firenze, Galleria degli Uffizi) e La borghese di Canton (Collezione Contini-Bonaccossi). A questa storia si fa cenno nel libro di memorie La gola del merlo del 1983.

La composizione è piramidale e appare fissa e ieratica, a causa del nitido tracciato del contorno e dei netti accordi cromatici, dell’espressione contemplativa del volto e della luce limpida e uniforme, come cristallizzata.

Questo dipinto si riferisce a un periodo della carriera di Conti in cui l’artista, dopo una formazione da autodidatta basata sui Macchiaioli e su Cézanne, e dopo l’esperienza secessionista e futurista, aderì al movimento “Novecento”. Il rigore dello stile è frutto di una rivisitazione personale del neoclassicismo europeo e di un ritorno al ritratto e alla composizione, guardando in particolare alla linea e al colore di Ingres, pur mantenendo – come dichiara il pittore stesso – le conquiste strutturali e volumetriche maturate nel solco del Futurismo.

Nel 1924 l’opera, sebbene il soggetto esotico non rientrasse pienamente nei criteri tematici previsti dal bando, ottenne a Firenze il Premio Ussi, regalando al pittore un’improvvisa notorietà. Fu poi presentata alla III Biennale Romana del 1925, con grande apprezzamento della critica, e acquistata in quell’occasione dal Governatorato di Roma per le collezioni civiche.

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